SECRET AGENT X-9
LE PERIPEZIE DI UN AGENTE SEGRETO

Il “Wolstead Act”, cioè la legge che proibiva il commercio e l'uso degli alcolici, era stato appena (5 dicembre 1933) abrogato con il 21-o emendamento alla costituzione americana, che la prima storia di “Secret Agent X-9” iniziò ad essere pubblicata. Finito il regime secco, ma con l'America al culmine (ci si perdoni il bisticcio letterario) della grande depressione, era ormai il tempo delle grandi battaglie di J. Edgar Hoover e dei suoi G. Men contro la piaga delle “gangs dei disperati” guidate da John “Dan” Dillinger, Bonnie e Clyde, Alvin Karpis, Charles “Pretty Baby” Floyd, Lester Gillis (“Baby Face Nelson”).
L'Establishment e il suo portavoce W.R. Hearst reclamavano che pure cinema e fumetti entrassero, al loro modo, in queste battaglie e fu così che, anche come risposta del K.F.S. al crudo Dick Tracy, nacque -- dalla collaborazione del grande disegnatore Alex Raymond e del romanziere e sceneggiatore cinematografico Dashiell Hammett -- l’agente segreto X-9” (22 gennaio 1934), le cui avventure sono riproposte dall'editrice Comic Art.
Il sodalizio di Raymond con Hammett, durato fino al 6 giugno 1935 (la collaborazione cessò nel corso dell'episodio “The missing Philip Shaw”, le cui prime 24 strisce furono disegnate presumibilmente da Allen Dean), fu particolarmente fortunato: le qualità dei due autori vennero infatti ad esaltarsi reciprocamente, cosicché l'impatto sul pubblico fu grande, al punto che la strip è ancor oggi, dopo oltre sessant’anni, una delle più seguite.
Nelle strisce di Raymond (Yellow Kid nn. 89-90) il gangsterismo è visto sotto la visuale iconografica immortalata nei films polizieschi. I delinquenti sono spesso alti e magri, vestiti con abiti a forti disegni, indossano una paglietta e lasciano penzolare la sigaretta all'angolo delle labbra.
Contrariamente alle scenografie di vicoli maleodoranti, di affollati vagoni della ferrovia metropolitana, di spiagge popolari, raffigurate così frequentemente nelle strisce della “Radio Patrol”, che rappresentano infatti la lotta delle forze dell'ordine contro una delinquenza più minuta, l'America di X-9 è l'America della Quinta Strada, che del resto meglio si attaglia alla raffinata eleganza del disegno di Raymond, il quale rende tuttavia strepitosamente bene la serrata scansione dell'azione e anche l'asprezza della violenza.
L'agente X-9 è, all'inizio, un lupo solitario (ma poi lo si saprà segretamente affiliato al F.B.I.) votatosi alla distruzione della malavita, che gli ha assassinato moglie e figlia. Ne è però un nemico non solo implacabile ma anche inquietante, poiché non si contenta di combattere i criminali, ma si insinua tra essi imitandone perfettamente abitudini, slang e anche metodi.
Alto, prestante, energico sino a rasentare la brutalità, il detective in doppio petto grigio -- ben azzeccata antitesi con gli abiti sgargianti dei gangsters - riesce a resistere alle lusinghe di un'interminabile serie di donne, tutte “involontariamente” sexy, le quali hanno il fisico delle indossatrici di quegli anni, delle quali hanno spesso anche le favolose toilettes, che tuttavia poco si accordano con l'amara realtà di un'America che, ancora immersa nel tunnel della Grande Depressione, incomincia appena ad intravedere le luci del “New Deal” rooseveltiano, di cui X-9 si sente evidentemente partecipe.
Con l'episodio “The Fixer” la sceneggiatura passò nelle mani di Leslie Charteris (che la curò soltanto per pochi mesi), ma il 18 novembre 1935 a Raymond subentrò Charles Flanders, che ebbe tutta la responsabilità della strip finché i testi non vennero affidati, fino al 1942, a Robert Storm (Yellow Kid nn. 66-67 ).
Mentre in Raymond abbondavano -- benché i primi piani non fossero infrequenti -- campi lunghi e piani americani, che sottolineavano il dinamismo dell'azione, in Flanders predominarono i primissimi piani e i campi medi, ciò che conferì una non desiderata staticità al personaggio. Inoltre, pur influenzato dal disegno di Raymond, di cui egli era stato assistente, il tratto di Flanders risultò duro, al punto che la stessa figura del G. Man cambiò, divenendo meno agile, mentre tutti i characters apparivano complessivamente spersonalizzati.
Con l'abbandono di Flanders, che aveva dato a X-9 il nome definitivo di Phil e che lo aveva fatto costantemente gravitare attorno ai laboratori scientifici del F.B.I., nella strip subentrò, l'11 aprile 1938, Nicholas Afonsky, il cui stile tra l'umoristico e il caricaturale fu aspramente criticato dai lettori (Yellow Kid nn. 4 e 6).
Il 7 novembre 1938 Austin Briggs divenne titolare della strip, che tenne fin quando gli fu dato l'incarico di disegnare le strisce giornaliere di Flash Gordon. Briggs riprese con grande abilità grafica e anche tecnica, nel senso della scansione cinematografica delle sue illustrazioni, lo stile di Raymond, di cui era anch'egli aiutante, ma immerse il nostro eroe nello spionaggio, forse perché gli anni della Crisi e del banditismo spicciolo apparivano ormai lontani (Yellow Kid. n. 68).
Dal 13 maggio 1940 agli inizi del 1960 la striscia venne affidata a Mel Graff, profondo conoscitore dell'arte dell'uso del retino e con uno stile, caratterizzato da tratti ben marcati in forti contrasti di bianco e nero, assai somigliante a quello di Frank Robbins. Graff approfondì le caratteristiche psicologiche e le peculiarità socio-ambientali di tutti i personaggi presentati e in particolare di Phil che, ringiovanito nell'aspetto, acquistò il cognome Corrigan (da qui il mutamento del titolo della strip in “Secret Agent Corrigan” che il K.F.S. decise 1'1-5-1967) e al quale venne dato il calore familiare che gli era mancato, con un fratello, Bing, anch'egli G. Man, e una fidanzata, la giallista Wilda Dorray, che più tardi, divenuta sua moglie, gli darà anche una figlia.
Ritiratosi Storm nel 1942, Mel Graff prese interamente nelle proprie mani la strip, con la collaborazione grafica di George Gregory (dal 21 giugno al 25 settembre 1943) e soprattutto di Paul Norris (dal 1955).
Con l'abbandono di Graff la striscia venne affidata dal 14 marzo 1960, successivamente su testi di Archie Goodwin, a Robert Lubbers (“Bob Lewis”), già aiutante del compianto Al Capp, dallo stile espressivo ma troppo carico (però le sue donnine sono tutte uno schianto!).
Con Lubbers, Corrigan passò dall'attualità della cronaca ad un clima fantapoliziesco, con alcune sortite in chiave puramente anticomunista.
Dal 30 gennaio 1967 la storia passò ad Al Williamson, con l'assistenza di Stanley Pitt (1 giugno-30 agosto 1969).
In un delirio revivalistico Williamson reinserì Phil Corrigan nell'ambiente dell'epoca di Raymond, al cui stile grafico, completato dagli effetti di luce e di chiaroscuro tipici di “Rip Kirby”, si rifece ampiamente adottandone brillantemente anche le tecniche già mutuate dal cinema, consentendo così il completo recupero psicologico - e di pubblico - del personaggio, riapparso distaccato dal gentil sesso ancorché tagliato sulla misura dell'agente 007 per la commistione operata da Goodwin fra giallo e fantapolitica. Immedesimatosi nel personaggio, Williamson, a partire dal 1970, personalizzò l'agente segreto attribuendogli la propria fisionomia, mentre ne trasformò parallelamente le attività in quelle tipiche di un agente della C.I.A., ancorché Corrigan fosse sempre alle dipendenze del F.B.I. e risultasse fortunatamente un po' meno violento che ai tempi di Lubbers.
Dal 4 febbraio 1980 la striscia è passata nelle mani di George Evans.


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